L’Ambiente, e la sua tutela, oramai è diventato traversale
alla politica, all’economia, alla cultura. Sarà che dopo Al Gore
l’ambientalismo è destinato a non essere più lo stesso non fosse altro per la
capacità mediatica di gestire gli scenari che lo riguardano. Lo proviamo sulla
nostra pelle tutti i giorni: devastare l’ambiente e non tutelarlo significa sia
produrre ingenti danni economici, sia non avere più a disposizione territorio
su cui vivere e prosperare.
Ecco che quanto sta accadendo in Val di Susa in queste ore,
sembra appunto, confermare questo scenario: l’Ambiente e la sua tutela sono un
processo economico di cui però i politici attuali stentano a rendersene conto.
Secondo la vecchia metodologia politica lo sfruttamento dell’Ambiente produce
risorse economiche evidentemente destinate a essere spartite tra i soliti noti.
Fatto a cui la gente che vive l’Ambiente giorno per giorno si rifiuta d
sottostare e ecco nascere le proteste dei comitati NoTav contro i lavori dell’Alta Velocità in Val
di Susa. Piemonte, Regione governata dalla Lega. Avamposto di duri lavoratori,
montanari, agricoltori e allevatori che si sudano ogni santo giorno il pane.
Arriva oggi di botto un leghista, figlio del Nord lavoratore
e produttivo e impone senza se e senza ma un buco che sventri le montagne, cioè
il pane, la sussistenza, il lavoro. Come si spiega questa cosa qui a chi sa che
quell’ambiente non va violato sennò non si mangia ed è meglio emigrare altrove,
più su o più giù poco importa. Per dimostrare che lo Stato c’è il Governo
invece di scendere per strada e dialogare con la gente, e la Lega questa cosa
se vuole ha dimostrato di saperla fare e bene, preferisce mandare avanti armi e
lacrimogeni. Contro i montanari.
Marina da Ecoblog.it
Appello alle istituzioni e alla politica di:
Paolo Beni,
Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Mercalli,
Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita
Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli.
I referendum del 12 e 13 giugno hanno cambiato lo scenario politico ponendo
al centro dell’attenzione pubblica i beni comuni e il bene comune. Di fronte a
noi – ai milioni di donne e uomini che hanno contribuito al successo
referendario – sta ora l’obiettivo di costruire una agenda politica in grado di
mettere in campo un nuovo progetto di società, di sviluppo e di partecipazione
democratica. Di questa prospettiva c’è oggi un banco di prova non eludibile: lo
scontro tra istituzioni e popolazione locale sull’inizio dei lavori di
costruzione, in Val Susa, di un cunicolo esplorativo in funzione preparatoria
del tunnel di 54 km per la progettata linea ferroviaria ad alta capacità Torino
- Lione. Per superare la situazione di stallo determinata da tale scontro si
prospetta un intervento di polizia (o addirittura militare) che rimuova le
resistenze in atto. Sarebbe una soluzione sbagliata e controproducente. Ci
possono essere opinioni diverse sulla necessità di potenziare il tra-sporto
ferroviario nell’area e sulle relative modalità ma una cosa è certa. La
costruzione della linea ad alta capacità Torino - Lione (e delle opere ad essa
funzionali) non è una questione (solo) locale e l’opposizione delle popolazioni
interessate non è un semplice problema di ordine pubblico. Si tratta, al
contrario, di questioni fondamentali che riguardano il nostro modello di
sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali.
Per questo, unendoci ai diversi appelli che si moltiplicano nel Paese,
chiediamo alla politica e alle istituzioni un gesto di razionalità: si sospenda
l’inizio dei lavori e si apra un ampio confronto nazionale (sino ad oggi eluso)
su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternati-ve.
In un momento di grave crisi economica e di rinnovata attenzione ai beni comuni
riesaminare senza preconcetti decisioni assunte venti anni fa è segno non di
debolezza ma di responsabilità e di intelligenza politica.
